L'EPISTEMOLOGIA

L’Epistemologia, ossia l’organizzazione e rapporto tra disciplina e conoscenza, ci aiuta a comprendere le ragioni intrinseche delle discipline, gli ambiti e i limiti delle loro ricerche, sia dal punto di vista spaziale, sia da quello concettuale.

Infatti, le nuove epistemologie hanno rimosso le fondazioni precedenti e continuano a ridefinire la conformazione stessa dei saperi scientifici. Il contributo che l’epistemologia ha dato alla didattica è tanto più importante oggi, in quanto ciò di cui ci si deve preoccupare nella scuola, in sede di strategia curricolare e di progettazione educativa e didattica, non è tanto che gli allievi acquisiscano la conoscenza dei contenuti disciplinari, quanto che sviluppino abilità e competenze per cui siano necessari anche quei saperi. infatti, come afferma J.J. Scwab, “identificare le discipline su cui si fonda la conoscenza e il dominio del nostro mondo significa identificare l’oggetto dell’educazione, il materiale che ne costituisce la fonte e lo scopo. Stabilire i rapporti tra queste discipline significa determinare ciò che si può unire insieme per scopi di istruzione e ciò che invece deve essere tenuto separato”. E questo è il compito della didattica, individuare ed organizzare i saperi indispensabili per la formazione dell’uomo. Nell’attività didattica i contenuti devono rappresentare il mezzo per raggiungere obiettivi formativi relativi sia alla costruzione dell’identità dell’uomo e del cittadino, sia all’acquisizione di competenze plurime, spendibili nell’attività quotidiana, sia essa di lavoro che non. Quando utilizziamo il “mezzo disciplina” dobbiamo sempre tener presente la necessità di mantenere un equilibrio tra l’aspetto concettuale, convenzionale e metodico proprio delle discipline, (che stimola e sviluppa le capacità cognitive, metacognitive, relazionali, operative degli studenti), il rispetto dello specifico statuto epistemologico disciplinare, che porta ai diversi approcci di riflessione sulla conoscenza ed, infine, il rispetto delle caratteristiche proprie del processo di apprendimento. Un secondo problema rimanda al rapporto fra teoria e pratica. L’idea che si è sempre avuto del sapere è che esso si sostanziava unicamente di teorie, per cui “prima” bisognava conoscere e, soltanto “dopo”, conseguentemente, operare. Da alcuni decenni, sotto la spinta dello sviluppo tecnologico, il sapere va perdendo sempre più la caratteristica essenzialmente teorica per assumere la veste del “saper fare”. All’individuo si chiede di saper usare nuove procedure, manovrare più strumenti e utilizzare materiali più strutturati. Quando, si parlando di curricolo e dei suoi obiettivi, si parla di acquisizione di “competenze”, si cerca anche di dare risposta a questo problema: si segnala l’importanza di abilitare ad un “saper fare” – consapevole, ad un sapere metacognitivo, efficace ed efficiente, capace di orientare l’uomo nell’incertezza, di metterlo in condizione di operare con cognizione, padronanza ed abilità. Si può, dunque, affermare che la scuola dell’enciclopedismo e della trasmissione ripetitiva di conoscenze deve lasciare spazio alla scuola del curricolo flessibile, divergente e diversificato, che presenti come fondamento il concetto di competenza.



Socrate (in lingua greca Σωκράτης, Sōkrátēs; Atene, 469 a.C. – Atene, 399 a.C.) è stato un filosofo greco antico.

È stato uno dei più importanti esponenti della tradizione filosofica occidentale. Il contributo più importante che egli ha dato alla storia del pensiero filosofico consiste nel suo metodo d'indagine: il dialogo che utilizzava lo strumento critico dell'elenchos (confutazione) applicandolo prevalentemente all'esame in comune (exetazein) di concetti morali fondamentali. Per questo Socrate è riconosciuto come padre fondatore dell'etica o filosofia morale e della filosofia in generale.

 

MAIEUTICA SOCRATICA

Il termine maieutica viene dal greco maieutiké (sottinteso: téchne). Letteralmente, sta per "l'arte della levatrice" (o "dell'ostetricia"),  ma l'espressione designa il metodo socratico così come è esposto da Platone nelTeeteto. L'arte dialettica, cioè, viene paragonata da Socrate a quella della levatrice: come quest'ultima, il filosofo di Atene intendeva "tirar fuori" all'allievo pensieri assolutamente personali, al contrario di quanti volevano imporre le proprie vedute agli altri con la retorica e l'arte della persuasione (Socrate, e attraverso di lui Platone, si riferiscono in questo senso ai Sofisti). Parte integrante di questo metodo è il ricorso a battute brevi e taglienti in opposizione ai lunghi discorsi degli altri - ovvero la brachilogia - e la rinomata ironia socratica. Nel racconto dello stesso Socrate, l'ispirazione per questo tipo di dialettica derivava proprio dall'esempio che il filosofo aveva tratto da sua madre, la levatrice Fenarete. Si trovano spunti e rielaborazioni del termine nello stesso Platone, durante tutto il Rinascimento e altrove.C'è da aggiungere che la maieutica comincia solo dopo le fasi del rapporto maestro-discepolo e dell'ironia. Il rapporto tra adulto e ragazzo (Socrate-discepolo) in Grecia, era una cosa lecita anche dal punto di vista erotico (quello che si ammirava in una persona erano l'intelligenza, la raffinatezza spirituale e non l'aspetto fisico). Socrate però non arrivava all'atto sessuale. Il discepolo a quel punto era libero di scegliere se continuare il rapporto da un punto di vista ideologico oppure andarsene. Continuando questo rapporto subentrava la fase dell'ironia (finzione). Socrate fingeva infatti di abbassarsi al livello culturale del discepolo ponendogli domande e rendendolo partecipe delle proprie. Solo in questo modo e attraverso il dialogo, Socrate riusciva a fare il lavoro della levatrice. Come la levatrice porta alla luce il bambino, Socrate portava alla luce le piccole verità dal discepolo. La maieutica quindi non è l'arte di insegnare ma di aiutare. La verità infatti non è insegnabile perché è un sapere dell'anima; per questo Socrate non inculcava nei suoi interlocutori le proprie idee ma aiutava i "discepoli" a "partorire la loro verità".

METODO

Il metodo socratico, basato su domande e risposte tra Socrate e l’interlocutore di turno, procede per confutazione, ossia per eliminazione successiva delle ipotesi contraddittorie o infondate. Esso consiste nel portare gradualmente alla luce l’infondatezza di tutte quelle convinzioni personali che siamo abituati a considerare come scontate, come vere, e che invece rivelano, ad un attento esame, la loro natura di “opinioni”. Tale metodo è detto “maieutico” (ostetrico) in quanto è fondato non sul tentativo di vincere l’interlocutore con la propria abilità retorica, così come facevano i sofisti, ma su quello di condurre per mano l’interlocutore con una serie di brevi domande e risposte per arrivare a portare l'interlocutore ad accorgersi della propria ignoranza, e a riconoscere così il criterio della verità rispetto alla falsità delle sue presunzioni. Va evidenziato come Socrate non contestasse il fatto in sé che si potessero avere delle verità definitive, ma che venissero spacciate per tali delle convinzioni che non lo erano. Aristotele,  in maniera poco chiara a dir la verità, avrebbe attribuito a Socrate la scoperta del concetto e del metodo induttivo, sostenendo però al contempo la loro inadeguatezza al trattamento dei problemi dell’etica. In realtà il dialogo socratico ha un profondo valore morale basato sul rispetto dell'interlocutore.

fonte: it.wikipedia.org/wiki/Metodo_socratico